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Gli spatriati sono due ragazzi, Claudia e Francesco: si incontrano a scuola, si riconoscono nella loro diversità come “fuori dal coro”, diversi, inquieti. La loro amicizia nasce nel pieno della provincia, a Martina Franca, cresce anche nella lontananza, matura nel rifiuto delle convenzioni sociali.
La loro è la storia di un’intera generazione alla ricerca di una propria autenticità, di un posto nel mondo: sono gli irregolari, gli spatriati, che nel dialetto pugliese assume una sfumatura ironica e negativa, i dispersi, così difformi che a loro non è concesso il riconoscimento sociale.
Claudia è eccentrica e ribelle, si veste da uomo, se ne frega dei giudizi della gente. Francesco non ha il coraggio di Claudia, ma ha la stessa irrequietezza, sente il peso degli sguardi, ma soprattutto sente dentro di sé una tensione di libertà, di essere se stesso senza codificazione o genere, senza i lacci dei modelli patriarcali con i quali è stato cresciuto.
“Milioni di informazioni mi fermentavano in testa. Dovevo spogliarmi di ogni conformismo residuale, non avere paura di desiderare un maschio. Ero vicino a capire che quel qualcosa di profondamente maschile in Claudia e quel qualcosa di profondamente femminile nei maschi che si affacciavano al mio desiderio erano la mia verità.”
Claudia parte, viaggia, cerca altrove, Francesco resta a Martina Franca, tiene a bada la sua ansia con la normalità, si nasconde all’ombra di ciò che è noto. Nella distanza, il patto tra i due amici è dirsi tutto, raccontarsi qualsiasi cosa senza pudore. In verità la loro relazione è piena di sottintesi e non detti, che cercano più nell’esperienza e nella cultura un linguaggio con cui esprimersi. Liberi e radicali, trovano corrispondenze nella poesia, nella narrativa, nella musica e nei racconti, e condividono la voce delle loro incertezze. Perdendosi e trovandosi, in lunghe telefonate, o in nottate insieme, Claudia e Francesco fanno emergere le proprie fragilità, in un rapporto che non è solo di amicizia, ma è al di fuori di qualunque categoria. Per Claudia conoscersi è anche soffrire, per Francesco no, la sua è una ricerca pacata e silenziosa: insieme sono solitudini perfette, non uniformate.
“Mi chiese se stessi leggendo, mi consigliò Camere separate di Tondelli. Aprì il telefono e mi mostrò la foto di una pagina, poi la lesse: - «Io volevo tutto, ma mi sono sempre dovuto accontentare di qualcosa». Le risposi che quella frase era geniale, ci riguardava, anche se un velo di tristezza s'era impossessato di me.”
Lontano da Martina Franca, a Berlino, dove infine si ritrovano, Claudia e Francesco sperimentano insieme una visione del desiderio finalmente affrancata: Claudia è integrata, lavora, parla la lingua, Francesco è disorientato, vive l’incomunicabilità, la privazione di un linguaggio, sentendosi straniero ma liberato. Sarà il sesso a unire, in una fluidità che diventa esplorazione, trascende i generi, si traveste, cambia ruolo e nei club underground più trasgressivi trova una dimensione espressiva, al tempo stesso relazionale e intima, nuova. Per Francesco è la consapevolezza di poter andare oltre, assecondare la propria aspirazione, smettere di essere un impostore.
E dato che ogni viaggio è un ritorno, il legame con Martina Franca significa per entrambi che ci sono luoghi dai quali non si può scappare, e che il lavoro su se stessi deve sempre far i conti con le proprie più profonde ed eterne radici.
“Le nostre origini ci rimangono addosso come una voglia gigante sulla pelle, che puoi coprire con tutti i vestiti che vuoi, ma resta sotto e quando ti spogli la vedi.”
Spatriati è un romanzo bellissimo, che unisce spudoratezza a sentimento, un’elegia dei fuori posto: libero da luoghi comuni e stereotipi, destruttura qualsiasi definizione di maschile e femminile, racconta una giovinezza fatta di frenetiche partenze e disperati ritorni, che non si ferma mai, per fortuna, ed è una ricerca continua di un’appartenenza o almeno di una direzione.
Mario Desiati scrive con una cura che traspare in ogni sfumatura, in ogni passaggio, anche quando regala al lettore Note dallo scrittoio o stanza degli spiriti, la mappa della sua scrittura e del suo universo di narratore e di spatriato.
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