«Una possessione, un omaggio viscerale, un deferente tradimento, un'ossessiva variazione di color perso: verrebbe da definire in termini siffatti, o in altri ancora, il rapporto che Luciano Mazziotta ha instaurato in questo libro con i Sonetti a Orfeo di Rilke, e, in generale, il significato del corpo a corpo tra il grande modello e il suo ambiguo interprete-continuatore. Ma sarebbero tutte, comunque, etichette di comodo, tali da restituire solo in parte il senso suggestivo di una scrittura originalissima. Per fortuna è Mazziotta stesso, nelle pagine della postfazione ironicamente fedeli al modello delle famose cinque W (qui, per coerenza con l'illustre 'coautore', declinate in tedesco e non nell'inglese scolastico a cui siamo abituati), a rendere ragione dei suoi Sonetti e specchi a Orfeo, dell'idea o del demone che presiedono alla loro composizione. Grazie a quelle pagine il lettore apprenderà minutamente i moventi, i tempi, le autorizzazioni teoriche e psicologiche, finanche le difficoltà e i dubbi di un'elaborazione estrema ed estremistica» (dalla nota di Paolo Maccari)