Abbiamo bisogno di adulti credibili in grado di coniugare la possibilità di un'esistenza singolare sensata alla disponibilità a cambiare senza perdere il proprio stile. In questo senso siamo chiamati a vivere secondo la norma di un funzionamento razionale, sociale, biologico, ma anche a prendere posizione nella vita, esistendo in quanto esseri umani. Fragili. Se gli scenari attuali sono diversi rispetto a quelli della modernità, post-modernità e iper-modernità, proprio là dove nasce quella domanda - in famiglia, a scuola e sul lavoro - gli adulti sembrano scomparire, arretrare. Mimetizzarsi ora tra i bambini che crescono, cambiano pelle, evolvono, ora tra gli adolescenti dai quali risultano indistinguibili. Essere adulti sarà possibile, per noi, ogni volta che raccogliendo l'eredità di genitori, insegnanti e capi, sapremo separaci da chi ci ha preceduto. Se l'educazione degli adulti nasceva al tramonto di una certa rappresentazione consolatoria o autoritaria dell'età adulta, l'adultità, quale condizione di apertura al nuovo, si è data a partire tanto dal rifiuto della compiutezza (perfezione) quanto dall'elogio dell'incompiutezza. Tuttavia, oltre l'eventuale fine dell'adultità, oggi, si potrebbe dare un modo altro di essere adulti. In tal senso nel testo si intrecciano, dialogando, tre generazioni di adulte/i a vario titolo esperte/i attive/i nel mondo della formazione. Il risultato è una promessa di futuro. A dare voce a questo intersecarsi di fenomenologie adulte in equilibrio tra persistenze e cambiamenti - desiderati o non - è anche un video realizzato da Claudia Lomazzi, dal titolo Essere adulti: pensieri tra generazioni, al quale fa riferimento il testo. Questo video è scaricabile dall'indirizzo e dal codice QR riportati nel primo risvolto.