Il saggio mira a ricostruire il mutamento di percezione incontrovertibile che accompagnò la classe intellettuale italiana nell'immaginare e descrivere la donna sul finire del XIX secolo. Al centro della ricerca è la produzione letteraria di Verga, Capuana, Tarchetti, Fogazzaro, D'Annunzio e dei principali esponenti della Scapigliatura lombarda, i quali contribuirono a diffondere ed arricchire, per mezzo dei loro scritti, i tópoi narrativi femminili largamente impiegati nella letteratura del tempo. Filo rosso del testo è dunque la donna, ora nell'eccezione mondana di angelo incantevole e tentatore, ora nella veste più oscura e goticheggiante di essere diabolico ed inferico, senza tralasciare il vorticoso labirinto d'immagini fin de siècle, popolato da magnetizzate, sonnambule, streghe e dame bianche. Vi si ricava alla fine un pantheon di antieroine grazie alle quali la figura muliebre viene declinata in tutte le sue numerose e conturbanti gradazioni, protagoniste imprescindibili di un Ottocento tutto al femminile.