In epoca protomoderna si afferma una nuova concezione della soggettività, che la critica ha spesso letto attraverso l'esplorazione filosofica e letteraria dell'io nei suoi moti più profondi e nel suo crescente dialogo con i discorsi culturali degli autori. Si tratta di un fenomeno di cui il più sottile e straordinario interprete nel contesto inglese è Shakespeare, che elabora nuove forme del tragico, del comico, del lirico, oltre che inedite modalità del tragicomico e del romanzesco. Il volume affronta la prismatica esperienza del Bardo privilegiando quattro aree principali: la prima ne fornisce le coordinate storico-politiche e filosofiche; la seconda mette a fuoco la teatralità e la performatività scenica e linguistico-pragmatica della drammaturgia shakespeariana; la terza si sofferma sulla costruzione e decostruzione linguistica del soggetto in rapporto all'orizzonte dell'agire etico; l'ultima, infine, si sofferma su alcuni approcci ai testi shakespeariani in base a tre direttive principali, che dal testo vanno alla sua dematerializzazione digitale al postumano, in un ideale percorso che segue l'inscrizione e il dispiegamento dell'io dalla pagina alla scena, al virtuale e, infine, arriva al superamento dello stesso io.