Di Elio Stefano Pastore molti critici hanno scritto, in più occasioni, ponendo l'accento su specifici aspetti della sua arte. Ma, soprattutto, di volta in volta evidenziandone il variegato percorso: fotografia, grafica, elaborazioni elettroniche e infine arte tradizionale. Soffermandosi, poi. a rimarcare il suo carattere di valente artista poliedrico, gli aspetti di singolarità della sua arte così come testimoniati da cambiamenti di medium e di approcci che, almeno all'apparenza, marcavano forti discontinuità e repentini cambi di percorso. L'occasione offerta dalle opere presenti in questa mostra milanese consente, invece, di proporre una chiave di lettura diversa, non certo l'unica e onnicomprensiva, ma che sembra preferibile seguire. Non solo perché dà conto dell'unitarietà e unità di Pastore sia come uomo che come artista, rendendo merito a un sofferto e lungo processo di crescita e maturazione interiore. Ma soprattutto perché si pone l'obiettivo di andare alle radici del motore creativo che l'ha spinto in tante direzioni, apparentemente diverse, per individuarne l'essenza ultima.