Lo spirito dell'antica favolistica giapponese, un po' come tutto ciò che riguarda il lontano oriente, è improntato su un fondo di misura e discrezione; i soggetti del racconto non sono mai "sopra le righe", bensì - anche nei casi negativi - si muovono con estrema pacatezza di gesto. Questo è un aspetto molto educativo nei confronti del modus vivendi del mondo occidentale. Nel racconto, anche il ritmo dello scorrere degli avvenimenti non "soffre" della vorticosa fagocitazione che si riscontra nella vita attuale. Questi due punti già giustificano il motivo per farli conoscere. Nelle sette favole le morali e le conclusioni ci fanno riflettere sulle varie casistiche che ci presenta la vita come avviene per l'orso che ha perduto la memoria, o la tigre che mette se stessa prima di chiunque altro, oppure il serpente che lotta per il valore della quotidianità, o ancora il corvo che insegue ciò che non c'è.