La sfera della procreazione umana è investita da un fenomeno che assume il senso di una vera e propria rivoluzione: i nuovi poteri di intervento della medicina determinano un crescente affrancamento della esperienza umana della procreazione dalla necessità della natura. Che impatto ha avuto tutto ciò sui comportamenti sessuali e riproduttivi degli individui? Di fronte a questa tendenza alla privatizzazione e, in presenza di una massiccia medicalizzazione della vita, c'è il rischio che le nuove opportunità siano amministrate dentro una logica igienico-sanitaria? Quali vie percorrere a livello etico e formativo perché il controllo delle nuove tecnologie riproduttive si realizzi nel segno di una adeguata assimilazione sia culturale, che personale?