“L'uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol fare l'angelo fa la bestia.
Blaise Pascal”
Florent-Claude Labrouste è un uomo senza qualità, e senza speranze.
Funzionario del Ministero dell’Agricoltura, quarantasei anni, una relazione inconcludente e torbida, Florent-Claude affronta la vita in una tranquilla tristezza.
Il suo è un nichilismo che non conosce nemmeno la dignità, un abbruttimento quotidiano che lo porta progressivamente a tagliare tutti i ponti, alla ricerca di un annientamento all’interno del quale ogni cosa svilisce.
È il Captorix a fargli condurre una giornata dietro l’altra, il farmaco di nuova generazione, un antidepressivo che, assunto a dosi sempre più forti, induce una calma rassegnata, impotente, e mantiene la disperazione a un livello accettabile.
“Non dà alcuna forma di felicità, e neppure di vero sollievo, la sua azione è di tipo diverso: trasformando la vita in una serie di formalità, permette di raggirare. Pertanto aiuta gli uomini a vivere, o almeno a non morire — per qualche tempo.”
Questo triste uomo disilluso senza ideali e senza futuro cerca di sparire del tutto, carico della sua misantropia, arrabbiato con una società ammorbata da radical chic ecologisti e borghesi ossessionati dal controllo. Gli rimane una sola cosa da fare, una sorta di assoluzione della vita, ripescando le poche persone che annovera come punti rilevanti della sua esistenza: Aymeric, vecchio compagno di agraria, gonfio e disperato possidente messo in ginocchio dall’impoverimento della Francia rurale, schiacciata dalla globalizzazione e dalle politiche UE; Camille e Claire, amori del passato, ricordi che si scontrano con il presente, senza un cenno di riscatto, senza seconde possibilità. Storie di rimpianti e di rimorsi, nella consapevolezza che il mondo sociale è una “macchina per distruggere l’amore”.
Il congedo dalla propria memoria è insano, squallido, depresso, e nella sua perversione sfiora per un attimo la dannazione.
Serotonina è il libro del ceto medio disilluso dalla deriva del sistema occidentale, è la fotografia di un uomo contemporaneo sconfitto e annoiato dalla sua stessa immagine, immerso in mondo creato da uno “sceneggiatore mediocre” incapace di offrire scampo o compassione.
Oscuro e crudele, sarcastico e provocatorio, Michel Houellebecq non conosce mezze misure, e firma il suo romanzo più attuale e scoraggiante, testimoniando lo squallore dei nostri tempi.
“Si può vivere essendo disperati, in fondo la maggior parte delle persone vive così.”
Recensione di Francesca Cingoli