Sullo sfondo della livida e febbrile Milano del periodo dei cosiddetti anni di piombo, Michele Giorgi rivive la sua prima giovinezza, mangiato dai ricordi. Nel frenetico intrecciarsi di sequenze sospese tra sogno e realtà, il gusto della narrazione prende il sopravvento su qualsiasi tentativo di spiegazione. È l'esperienza che conta, quello che è stato e il modo in cui ora continua a pulsare. Ser Akel va alla guerra ripercorre i passi di una generazione che, armata di spada, volle sfiorare la realtà. Perché, come scrive Bakunin, "la rivoluzione è per tre quarti fantasia e per un quarto realtà".