La domanda che Georges Didi-Huberman pone all'inizio di Sentire il grisou è vertiginosa: come veder venire la catastrofe? Come percepire il livello di grisou nell'aria, questo gas inodore e incolore altamente infiammabile che saturando i pozzi minerari rischia di provocare un'esplosione? Era uso corrente, presso i minatori di un tempo, discendere nel ventre della terra con un pulcino in gabbia: brutto segno quando le ali iniziavano a fremere... Secondo Didi-Huberman le immagini hanno la stessa funzione, al contempo divinatoria e alare: se iniziano a fremere, ad agitarsi, a smarcarsi dalla quieta "normalità" che le rende quasi invisibili (e di conseguenza illeggibili e inconoscibili), qualcosa sta per spiccare il volo. Attraverso un'operazione di montaggio in cui "rime di voci" e "rime di immagini" innescano un potente movimento dialettico, è sorto (o si è sollevato) La rabbia, film "lirico-documentaristico" che Didi-Huberman non esita a definire «un atlante in movimento dell'ingiustizia contemporanea» e di cui offre, in queste pagine, una lettura nuova e penetrante.