«Qui optime antiquitatem calleat, is aeque et praesentia intelligit et futura plerumque prospicit»: chi ha fatto esperienza di antichità capisce il presente e prevede il futuro. Così scriveva Pietro Crinito nel De honesta disciplina, ed è una frase che de finisce tutto il percorso del Rinascimento tra fine Quattro e metà Cinquecento, quando l'orizzonte politico e socio-culturale italiano subì un radicale cambiamento per la progressiva scomparsa del sistema delle corti e per le Guerre d'Italia. Il classicismo, specie augusteo, offrì una chiave di lettura per questa situazione storica, in un momento di crisi, in cui gli scrittori videro mutare il proprio ruolo sociale e lo dovettero riconfigurare, anche per difendere il valore della scrittura e negoziare tra richieste del potere e vocazione lirica. La ricerca svolta da Juri propone un attraversamento di questa fase cruciale, seguendo piste alternative a quella del petrarchismo. Dopo un'introduzione critico-metodologica, il discorso si occupa di tre temi essenziali, circoscritti grazie a un dialogo continuo tra poesia, storia, arte e classici: il poeta nella società e di fronte alla storia, le strategie dell'encomio e la riscoperta dei generi antichi, il tema erotico e la vena sensuale.