Salvatore d'Ascia non è nuovo ad affrontare temi di grande importanza e di altrettanto rara difficoltà. In questo caso, l'oggetto delle sue acute riflessioni è un argomento che si potrebbe, miticamente, definire bicefalo. Infatti, ha come oggetto due simboliche teste, rappresentate l'una dalla scienza e l'altra dal transumanesimo: entrambe generate da quell'unico grande e informe corpo che possiamo chiamare "modernità", o se si preferisce - anche se non cambia nulla - "post-modernità". Ma, per non farsi mancare nulla, d'Ascia pone questa "creatura" - per altro, drammaticamente, vivente - davanti a uno specchio. Questo specchio è la spiritualità che ne rimanda una immagine deforme che, tuttavia, non viene vista e percepita come tale dai più.