"Emana da 'Sasso, carta e forbici' di Antonio Bux una pronuncia scabra, dolorosa e pungente e un andamento testuale netto e narrativo. In alcuni momenti di questo libro così denso, si ha l'impressione di essere di fronte, per trasfigurazione immaginativa e personaggi messi in scena, a una versione poetica, cambiata la latitudine geografica, delle splendide 'Botteghe color cannella' di Bruno Schulz per magia sciamanica volate fino al Sud. Ma, in generale, convivono qui tensioni diverse: sprofondamenti nell'irrazionale ed emersioni di un'energia primordiale scandita da un procedere a scatti che, insieme, disorienta e conforta. E, con esse, una pulsione metamorfica in cui pare intervenire il ricordo di esperienze figurative come quelle di Bosch e Ligabue, con il loro affollarsi di animali domestici e minacciosi. Forse il tratto distintivo di una scrittura segnata da una profonda necessità espressiva e dalla conquista di un suo inconfondibile stile." (Enrico Testa)