Ci sono molti modi di uccidere, si sa. E tanti di disfarsi di un cadavere. Nella lunga storia dei delitti del Novecento romano, alcuni spiccano per la loro barbarie, per la quantità di odio o di totale gelo mentale che contengono. Sono quelli in cui un uomo ha scelto non solo di prendersi la vita della sua vittima, ma anche di liberarsene nel modo peggiore. Roma ha visto cadaveri in valigia, sul greto del fiume, nelle sue rive e nelle sue discariche, tra le onde. Il Tevere ha visto tutto, ma non parla. Questo libro racconta le storie di Cesare Serviatti, Vincenzo Teti, Pietro De Negri, dello Squartatore del '76: quattro vicende spesso poco note, che attraversano il secolo. E delle loro vittime, morte due volte: perché anche il modo in cui gli assassini hanno trattato i corpi, dopo, è la prova di un doppio disprezzo.