[È questo] un saggio di grande spessore storico, filosofico, filologico e antropologico;[.] una prospettiva "inattuale" che tuttavia è sempre e comunque "presente", come tutte le cose che, al pari degli alberi ashwatta, hanno la chioma capovolta perché le loro radici sono profondamente infitte nell'alto dei cieli dal quale desumono nutrimento perenne. […] Mutti non s'interessa, non si è mai interessato, né di quel ch'è secondario né di quel ch'è contingente [.] egli mostra sempre di essersi nutrito solo delle midolla del leone: ed è per questo che viene considerato un "autore controcorrente", mentre è semplicemente uno che di correnti non si occupa. [.] Altrimenti sarebbe da anni [.] insediato su una nobile cattedra universitaria, o appollaiato su uno scranno accademico [.] a pontificar di fumose menzogne. Invece, egli potrebbe ricordare forse un capo corsaro di una di quelle navi magiche "tempestarie" volanti nel cielo che secondo il De grandine et tonitruis di sant'Agobardo di Lione provenivano dall'Isola di Magonia e riversavano fulmini e tempeste sui mortali. Per questo Mutti non poteva non curarsi di Roma, cioè dell'Impero: vale a dire dell'Idea d'Impero, del concetto mitologico, metastorico, metafisico e metantropologico del Potere e del Diritto al Potere. […] (Dall'introduzione di Franco Cardini.)