"Era tempo che una tale personalità di spicco nella storiografia e nella critica d'arte, oltre che nella museologia, venisse presa in considerazione nella complessità e ricchezza della sua azione e della sua testimonianza, anche a vantaggio di giovani che l'hanno conosciuto solo attraverso la sua vastissima bibliografia. [...] Il numero e la qualità dei contributi sono tali da toccare molte delle aree tematiche frequentate da Roberto Salvini, che spaziano dalla critica - particolarmente segnata dal purovisibilismo e dall'estetica crociana - allo studio dei grandi dell'arte italiana quali Giotto, Ghiberti, Botticelli, Michelangelo, all'attenzione per i fenomeni artistici internazionali d'Oltralpe. [...] Un omaggio anche a Salvini direttore degli Uffizi, artefice della risistemazione della Galleria dopo i terribili anni della guerra. Tra le sue molte efficaci decisioni, ho sempre considerato magistrale la creazione di una illuminante contiguità fra il Trittico Portinari e le tavole di Botticelli e Ghirlandaio. Scoccava in quella sala, sotto gli occhi di tutti, il corto circuito fra il dipinto fiammingo giunto a Firenze nel 1483 e i pittori fiorentini d'allora, affascinati da quella pittura esatta, immersa in una luce tersa come cristallo. Quell'assetto museografico attraversò indenne gli anni dopo il direttorato di Salvini, rispettato da soprintendenti e direttori pur in mezzo alla trasformazione degli Uffizi in Nuovi Uffizi. A mia volta, con Antonio Natali, lo mantenni come cardine espositivo e insieme chiave di lettura per una piena comprensione del tardo Quattrocento fiorentino." (Dalla Presentazione di Cristina Acidini.)