"Ho visto molto raramente sperimentare e praticare con tanto entusiasmo e sorpresa le faticose densità rituali del lavoro pittorico come da Roberto Fanari per i suoi sortilegi cromatici (il bianco, il nero, il rosso). Oltre alla saggezza tecnica assai impressionante, egli è profondamente ed esistenzialmente consapevole della fecondità immaginaria e metaforica del colore in quanto tale, come del gesto che dipinge a modella, della sua energia simbolica, addirittura delle sue potenzialità alchemiche. Potenzialità dei pigmenti fluidi come degli impasti di terra a delle epidermidi di smalti, da intercettare e stimolare negli spazi di quanto Gaston Bachelard chiama funzione di irrealtà, almeno parallela e almeno altrettanto utile, per la vita psichica individuale e collettiva, della funzione di realtà: '[ ... ] l'immagine percepita e l'immagine creata rappresentano due istanze psichiche del tutto diverse e sarebbe necessaria una espressione specifica per designare l'immagine immaginata[ ... ] vogliamo scoprire l'attività prospettica delle immagini, vogliamo porre l'immagine anche prima della percezione, come un'avventura della percezione'".