Da Mazzini a Mussolini, da Garibaldi a D'Annunzio, dai partigiani della Resistenza rossa e dell'"occasione perduta" ai brigatisti neri e rossi, i ritorni di fiamma sono una cifra di lungo periodo della storia d'Italia. Così come lo sono le successive ondate di ex: gente che cambia, che finge, che si adegua. Trasformazioni identitarie e recite sociali, come a teatro, nella vita. Ex repubblicani, ex liberali, ex fascisti, ex comunisti. L'Italia liberale, l'Italia fascista, l'Italia repubblicana hanno conosciuto tutt'e tre questo spezzare la propria vita in due. Nella storia d'Italia vanno annoverati però anche quanti recalcitrano a diventare ex. Ci sono coloro che non vogliono finire, ma ricominciare, in quelle situazioni crepuscolari che possono essere tramonti o albe. Dopo il Risorgimento, la Grande guerra, il fascismo, la Liberazione, sono in tanti a volersi riproporre e reinventare. Le soggettività che si negano al fluire del tempo – intrecci di nati troppo tardi/nati troppo presto –, con maggiori o minori titoli per farlo, hanno lasciato diari, memorie, soliloqui, confessioni che testimoniano dei riusi, delle reinterpretazioni, dei rilanci dell'io e del noi nella storia del paese. Dei dopo che valorizzano e ripristinano dei prima: come eravamo, come volevamo essere e come ancora possiamo diventare. La vita sembra poter tornare quella che era, solo che il mondo intanto è andato avanti e il soggetto che si percepisce giovane e attivo appare agli altri fuori tempo, inceppato in itinerari, individuali e collettivi, che oscillano fra il tragico e il farsesco. Di qui la natura sfuggente e duplice – volitiva, caricaturale, patetica – dei ritorni di fiamma.