Ora dunque appare gigantesca, quasi imbattibile l'onda dell'astrazione. Per essa vige il puro valore del numero, come se cioè "molto" fosse anche "molto bello, o valoroso, o intelligente". Logica puramente finanziario-economica del mondo. Ci vogliono figli di N.N., del numero e del narcisismo, ovvero il culto dell'immagine di sé, culmine dell'io come monade, culmine di astrazione. Eppure, vive agile e forte nel moderno e nelle sue propaggini anche una idea, una visione di arte che - parimenti a ogni fenomeno storico - ha radici precise, nel crinale tra Oriente e Occidente in cui si formano le estetiche greca ed europea: arte come ritmica e drammatica composizione di misure. Tale composizione, per quanto diramata in forme e stili infiniti, contrastanti, slabbrati, spregiudicati, visionari, tremendi, esprime quel che Ungaretti chiamava "sentiment de l'infini" (dall'introduzione)