Dei capolavori del teatro rinascimentale, i commediografi sono tutti uomini ma le donne sono il cuore pulsante della scena, fatale oggetto della violenza maschile: stupro di gruppo (dei soldati del Sacco di Roma) per l'adolescente Lelia degli «Ingannati» degli Accademici Intronati di Siena; tentato stupro e brutale ideologia maschilista per la Silvia di «Aminta» di Tasso; abusi sessuali sistematici da parte del proprio vecchio padrone di casa per la popolana della «Lena» di Ariosto. Epperò anche inaspettato soggetto vittorioso del proprio piacere erotico, dove curiosamente si congiungono gli estremi, le aristocratiche (le due protagoniste della «Veniexiana» e la Fulvia della «Calandria») e la disinvolta contadina Betìa della «Moschetta» di Ruzante, laddove resta prigioniera della moralità (che con qualche imprecisione chiamiamo "borghese") la repressa Lucrezia della «Mandragola» di Machiavelli, fedele - per i suoi primi sei anni di vita coniugale - a un marito probabilmente dai gusti omosessuali.