"Le immagini di Massimo Salvucci scrutano una città sottratta allo stereotipo turistico. Densa di affetto per quelle lande che lo ospitano da lustri, questa "Rimini laterale" rinuncia alle sue celebrità monumentali per distillare frammenti di vita indiscriminata. Paesaggi vuoti di persone ma carichi di oggetti che nascono, funzionano, periscono al servizio di un mondo colmo di imperfezione e di tenerezza. [...] Nessuno sguardo frettoloso: queste foto rimandano a frammenti che scopriamo solo a piedi o in bicicletta, e richiedono occhi ben sgranati per mirare geometrie non banali, a volte dimesse, altre all'avanguardia. In ogni foto palpita un dialogo interno: linee che si rincorrono in un'ombra, segni moltiplicati da uno specchio, texture accostate come tessuti colorati, giochi fra il concavo e il convesso di superfici sbilenche. Eppoi un dialogo esterno, con la giostra della città, frammenti di quell'amoroso pastrocchio felliniano che il grande regista riconobbe nella Rimini post bellica: lande mai progettate e rimaste miracolosamente vuote, dove ogni utilizzo resta ancora possibile, e la sporca e meravigliosa vita palpita libera e irrefrenabile". Dalla prefazione di Marco Bertozzi