La legge delega n. 111/2023 ha dato il via a una delle più ampie riforme della materia tributaria degli ultimi anni. Non c'è dubbio che tra i diversi profili della materia toccati dalla riforma, quello del procedimento tributario è probabilmente il più rivisitato. L'impatto delle novità introdotte dai decreti delegati n. 219/2023 e n. 13/2024 sull'accertamento è emblematico. Sebbene l'intervento non sia stato esattamente organico, si può affermare che il contraddittorio generalizzato assume un ruolo centrale nel procedimento di accertamento. Al di là, infatti, dell'istituto dell'accertamento con adesione, il cui coordinamento con il principio di contraddittorio è largamente imperfetto, tendenzialmente la validità degli atti di accertamento è subordinata alla facoltà del contribuente di accesso alla documentazione su cui si basa la specifica azione dell'Amministrazione finanziaria, e di controdedurre rispetto alle prospettazioni contenute nello schema di atto comunicatogli dall'Agenzia delle entrate procedente. Modifiche significative si registrano anche per l'istituto dell'accertamento con adesione, mentre la novità dell'introduzione del principio di ne bis in idem procedimentale è stata vanificata dall'incipit della stessa norma che lo ha introdotto dove viene premessa la salvezza delle norme specifiche che dispongono diversamente. È stata riscritta la disciplina della cooperazione internazionale in funzione dell'accertamento tributario e introdotto, anzi reintrodotto, il concordato preventivo, questa volta biennale e con aspettative di successo - a detta dei riformatori - maggiori.