La storia di Renato Raccis è la favola di un bambino che, lasciato il paese natale dove giocava con un pallone di stracci, realizza il suo sogno di salire alla ribalta del calcio nazionale. Parte dal Prato, prima di approdare al grande palcoscenico dello stadio Ardenza di Livorno, in serie A, dove, fra i primi tifosi, figurava Carlo Azeglio Ciampi futuro Presidente della Repubblica. L'epica sfida con Valentino Mazzola, capitano del Grande Torino, vedrà i granata prevalere sul Livorno di Renato Raccis solo all'ultima giornata regalando lo scudetto ai futuri martiri di Superga. L'ultimo anno di guerra lo vedrà protagonista a Torino con la casacca della Juventus, prima del ritorno in maglia amaranto. Per Raccis è il trampolino di lancio verso una grande squadra. Un nuovo sogno si realizza: quello di indossare la magica maglia n. 10 del Milan che sarà, dopo Raccis, di Schiaffino, Rivera, Savicevic, Boban, Seedorf solo per citare alcuni campioni. Raccis macina record: primo bomber sardo della serie A (un record che sarà superato solo dopo quarant'anni da Pietro Paolo Virdis, sempre con la maglia del Milan), primo sardo a realizzare una rete nel derby stracittadino con l'Inter, primo sardo ad essere visionato dal Commissario Tecnico della nazionale italiana Vittorio Pozzo nella partita Bologna-Milan. Il destino, tragico e beffardo, è in agguato: 28 marzo 1948 è mandato in campo contro la Triestina con quasi 39° di febbre. A fine gara la diagnosi sarà implacabile e Renato Raccis lascerà il palcoscenico della Serie A soli 25 anni. Il bomber fermato solo dal destino.