"Nell'immagine della Forlì littoria costruita dal piccone demolitore di Mussolini, il Palazzo delle Poste e gli Uffici statali rappresentano certo l'aspetto meno bellicoso e marziale. Il carattere imponente ma pesante, quindi tutto sommato bonario e "parastatale", ha traghettato i due edifici senza scosse dal delirio totalitario al tran tran consumista. Con una lezione, ancora valida, di rispetto per la città: nel 1930, all'epoca della presentazione del progetto del Palazzo delle Poste, la Soprintendenza accettò di buon grado la demolizione dei preesistenti edifici ma prescrisse l'arretramento del fronte del palazzone per non guastare la visuale di San Mercuriale da via delle Torri. Un'attenzione vanificata dai costruttori dell'attuale pensilina dei bus." (Emanuele Chesi)