L'autrice dà rilievo ad una visione esistenziale fortemente informata ai valori etici, non recita ma utilizza quello strumento per rendere le sue emozioni profonde in una sorta di soffio palpabile e coinvolgente. Anche quest'ultima sua prova è in linea con questo cliché, con una evoluzione, però, la rivelazione della sua passione culinaria presente sia come memoria personale che come testimonianza comunitaria. I racconti costruiti sul filo della memoria si chiudono con il riporto di ricette della tradizione lucana (ruotese in particolare, seppure talvolta rivisitate dall'autrice), in un felice connubio di capacità letteraria incidentalmente punteggiata, in fine di ogni racconto, dal ricettario, a suo modo rovescio edonistico della genuina identità storica lucana.