Le questue rituali infantili in Sardegna si sviluppano tra fine ottobre, inizi di novembre e gennaio. I beni raccolti, in particolare quelli alimentari, vengono consumati dai singoli bambini e dalle rispettive famiglie o dall'intera comunità in un'ottica redistributiva. Le offerte ai questuanti non richiamano solo la dimensione sociale ma si configurano anche come un dono da rivolgere a entità divine e spirituali, e alle anime dei defunti (sas ànimas). Se si esclude il caso della Sardegna, i giri di raccolta dei bambini nel periodo autunno-invernale sono pressoché scomparsi in tutta l'area euromediterranea. Oggi si possono osservare gruppi di fanciulli che il 31 ottobre, per Halloween, travestiti, girano per le case del proprio quartiere chiedendo "dolcetto o scherzetto". Anche per questo è interessante l'analisi delle questue infantili sarde; perché, se da un lato i sensi veicolati appaiono oggi slegati dai referenti ideologici magico-religiosi di matrice agropastorale, d'altra parte tali pratiche sono riconducibili a consuetudini proprie di società contadine e pastorali che reiterano simboli rituali e prassi cultuali di antica origine, tutt'altro che inattuali.