C'è chi ha assistito alla fuga da un battello parigino di Marcello Mastroianni e Mario Monicelli al grido "Mejo una gricia!"; altro che nouvelle cuisine. C'è chi non ha mai visto Monica Bellucci senza tacchi; nuda sì, ma sempre con i tacchi, "anche quando fa la doccia". C'è chi ha vissuto gli anni Ottanta come una perfetta cartolina dell'edonismo senza limiti, tra un taaac, una festa, cocaina servita dentro le zuppiere, la malavita accanto e le gare di whisky a gogò sott'acqua. Poi il palco: c'è chi l'ha calcato e temuto tutta la vita, perché il vero artista non si abitua alla liturgia del sipario e non dà mai per scontate quelle assi, "altrimenti te se magnano", parola di Gigi Proietti. C'è invece chi, come Ettore Scola, sosteneva: "Io sono di una generazione dove il lettino dello psicologo era la sedia del barbiere". Ma la sedia del barbiere era pure un passaggio in tram dove tra una fermata e l'altra si guardava la città e si conosceva il prossimo. Senza cuffie nelle orecchie. "Papà non amava la montagna perché non aveva il tram. L'esistenza, quella reale, era il tram, non gli uccellini. Non voleva fuggire dalla vita di tutti", racconta Paolo Jannacci, figlio di Enzo. Leggere questo libro significa salire, sedersi senza essere avvolti dalla fretta. Meglio leggerlo con calma, un pezzetto alla volta, un nuovo mondo aperto quando se n'è chiuso un altro; poi una pausa, una riflessione, la possibilità di guardare cosa accade attorno e magari condividere con il vicino le proprie emozioni a partire da un "Non sai cos'è successo...". Questo libro è un "tram" popolato di storie. Un tram nel quale in otto anni di interviste sul Fatto Quotidiano sono saliti 400 protagonisti del cinema, dello spettacolo, della televisione, dello sport e della letteratura. Con tutto il loro bagaglio di vita.