Qualche minuto dopo il triplice fischio dell'arbitro Arturo Yamasaki, un giornalista scrupoloso come Giorgio Lago andò a chiedere conferma a Gianni Rivera se il gol definitivo del 4-3 lo avesse segnato di sinistro. L'emozione del momento aveva colto impreparato uno dei migliori giornalisti sportivi di quella generazione. Ancora più sorprendente però è la risposta del fuoriclasse azzurro: "Sì, certo, di sinistro". Si erano sbagliati entrambi. Quel gol, visto decine e decine di volte (non solo) in televisione, smise subito di essere reale per trasformarsi in una specie di apparizione. Teatro, cinema, università, letteratura, fumetto, televisione, musica... la rete di Rivera è diventata, e per estensione tutta Italia-Germania 4-3, tante di quelle cose che a un certo punto sono stati trascurati i veri protagonisti dell'evento. Partendo dalla vigilia del match Roberto Brambilla e Alberto Facchinetti raccontano l'intreccio di storie sviluppatesi in quei 120 minuti tra personaggi italiani, tedeschi e messicani. Perché a fare la Storia il 17 giugno 1970 all'Azteca, stadio inaugurato quattro anni prima in vista delle Olimpiadi messicane, sono stati degli uomini e un pallone.