Perché diciamo ai bambini che stanno imparando a camminare di non correre? Perché abbiamo tanta paura di quel prodigioso sbilanciamento del bacino che rende la corsa molto più naturale, primitiva, rispetto al camminare? Scoprire la magia della corsa significa scoprire la propria essenza e i propri limiti, almeno così è stato per Ariel Shimona Edith Besozzi che in età adulta, quando la maggior parte delle persone decide di accontentarsi o di abbandonare ogni sfida, si è messa in gioco, rivoluzionando la sua vita. Ariel si pone un obiettivo apparentemente irraggiungibile: la maratona di Tel Aviv. Correrla significherebbe ritrovare se stessa, le sue radici, significherebbe che l'impossibile è possibile, se davvero lo si desidera con tutte le forze. Qualcosa per cui correre non è l'ennesimo manuale sul running, ma un'esperienza di vita: l'impegno e la costanza come àncora di salvezza per restare in contatto con la propria anima e decifrare la follia dei nostri tempi, mentre la quotidianità scorre e si scioglie assieme alle membra nel gesto naturale e vitale della corsa.