Il lavoro è costruito con lo stile dell'analista-archeologo: aggiungere pochissimo, costruire con le parole dei protagonisti, ricostruire con il materiale originale. Di fronte alla straordinaria collezione archeologica di Freud ci chiediamo: perché nel rivoluzionare la psicologia uno scienziato si attornia di quasi tremila "antichi e fangosi" Dei? Inoltre: quale influsso ha questa fascinazione sul processo di elaborazione della sua psicologia? Quali dinamiche inconsce si stabiliscano all'interno di un setting analitico strutturato in presenza di perturbanti Dei e Dee? Nell'indagare il significato dell'archeologia per la psicoanalisi e più in generale l'attività del collezionare, riprendiamo l'origine della raccolta archeologica di Freud, richiamando la storia familiare, le personalità e le scoperte che hanno influito sulla sua passione per lo scavo di Psiche, soffermandoci in particolare sulla funzione della metafora archeologica per la formazione della teoria dell'inconscio. Infine, siamo incuriositi dalla definizione di Freud attribuita sia ad Atena sia alla figlia Anna, secondo la quale entrambe sono "perfette". Dunque, quale segreta ragione lo spinge a una simile analogia e quali sono i possibili fili interpretativi di questa predilezione?