Gillian non ha mai visto alcun genere di regione selvaggia di persona, non si è mai avventurata oltre la calca di edifici in qualsiasi parte del mondo dove Obsidia non è, ma può immaginarlo. Obsidia si estende in una tentacolare foresta di ciminiere degna di un Dickens post-apocalittico, mentre sibille marine vaticinano inalando esalazioni venefiche e divinità ctonie provenienti dagli abissi siderali chiedono di essere liberate dalla pietra... Il viaggio di Gillian è un ritorno alle tenebre della sua infanzia, alle miniere di carbone, un'esplorazione degli abissi della propria anima, della sua Profondità. Ma Livia Llewellyn offre anche un punto di vista cosmico e lovecraftiano, con il quale prendere le misure dell'esistenza umana: la prospettiva dei marmi e delle ere geologiche che li hanno plasmati, quella delle creature immani imprigionate tra le fiamme degli incendi sotterranei, per le quali la presenza umana è semplicemente un dato non registrato, troppo insignificante per essere notata.