Due secoli prima di Emilio Salgari, un altro veronese ha solcato i mari della fantasia. Non era un navigatore né uno scrittore, ma un semplice frate cappuccino, infermiere di professione e naturalista per diletto, che visse tra Verona, Padova e Venezia alternando il servizio negli ospedali alla frequentazione degli scienziati e allo studio della botanica e della zoologia. Si chiamava fra Petronio e ha lasciato un quaderno di colorati acquerelli, con il titolo "Produzioni marine" e la data del 1724: qualcosa che sta tra un museo personale e un sillabario dell'immaginazione, dove gli animali dell'Adriatico vanno a braccetto con quelli pescati in vecchi libri pieni di favole meravigliose. Un piccolo, ingenuo tesoro, nascosto nei fondali della Biblioteca civica di Verona, che questa edizione riporta per la prima volta alla luce. Il volume contiene un testo introduttivo di Giuseppe Sandrini, "Il libro della natura e il sogno del mare", seguito da un album di 64 tavole a colori (con fotografie di Aldo Ottaviani tratte dalle "Produzioni marine") e dalle relative didascalie.