Questo pamphlet, non vuole più attribuire alla sigla pop, la parola popolare, ma quella di poppizzato, per esprimere la deriva, in termini deteriori, che il pop ha assunto nel suo fare e che va sempre più globalizzandosi influenzando mode e costumi. "vuole soprattutto esternare uno stato emotivo di sofferenza, senza ulteriormente argomentare su riflessioni già ben definite dalla scuola di francoforte e non solo. E tralasciando cosa ha preceduto il "pop-pismo", così come l'ho definito, con riflessioni già ampiamente di-battute, lascio sospese in un limbo d'attesa quelle che seguiranno, mentre persiste la domanda: "cultura" di massa, come pop, è come a dire popolare? Cultura pop? No! Perché il popolare, anche con il suo folklore, non è il pop nel quale cultura non ce n'è. Perché pop, sigla palindroma, come fosse nella sua ambiguità - e come è - persino l'incontrario di se stessa restando esclusivamente se stessa, rimane oramai soltanto quel poppizzare che poppizza, quel poppizzante, quel poppante poppizzato, quell'autopop-pato, quel poppizzarsi ignaro o in mala fede." Il pamphlet rivolge il suo sguardo in varie direzioni: il mondo della canzone, della poesia, dell'arte...