È indiscutibile che Nietzsche sia un grandissimo scrittore, anzi, uno dei più grandi scrittori in lingua tedesca, sebbene egli stesso avesse il terrore di venire ricordato appunto come uno scrittore. Avrebbe forse voluto, Nietzsche, essere piuttosto ricordato come un poeta? Ovvero come colui che nelle poesie di questo volume viene definito come "una bestia, furba, rapace, strisciante", "un predatore insinuante e mentitore". E noi, come dobbiamo porci di fronte alla poesia di Nietzsche, cioè alla poesia di un filosofo, ma di un filosofo che si è messo in testa, ostentandolo, il berretto da giullare? La domanda è tutt'altro che oziosa, dal momento che essa può in generale essere ripetuta a ragione di fronte a pressoché tutte le opere di Nietzsche, il cui tratto estetico, la cui espressione "poetico-letteraria", sembra a prima vista evidente, quando non addirittura prevalente. In altre parole: Nietzsche è forse un filosofo-poeta? No, Nietzsche non è un filosofo-poeta, come uno Hölderlin o un Novalis; questa particolare specie è, nella stessa interpretazione nietzschiana, estinta insieme al Romanticismo. Tuttavia, questa constatazione non ci consente certo di evitare il confronto con i versi chiave di tutta l'opera poetica di Nietzsche: quel definirsi "nur Narr! nur Dichter!", "solo giullare! solo poeta!", colui che è bandito - e si autobandisce - da qualunque verità. In questo senso ha dunque ragione Giorgio Colli quando afferma che il Nietzsche poeta non è altra cosa dal Nietzsche pensatore, "né alcunché di più essoterico".