«"Una epifania minore", così chiama a un certo punto il poeta Birolini questa sua arte, o pratica, o forse pazientissima tessitura di parole, versi. Di memoria e di incanti. Di pause e di controtempi. E altrove, infine lo chiama anche - riferendosi a un mito- "un lavoro tremendo". Tra queste due azioni, una di accoglienza, di stupori miti, di attenzioni, di epifanie poetiche (non sentimentali, poetiche, che è ben diverso) del vivere, e dall'altra il senso di un "tremendo" (letteralmente che fa tremare) lavoro su di sè e sulla percezione del visibile nel tempo, sta la tensione che anima il libro di Birolini. Libro di riemersione di una voce che già si attestò decenni fa come una delle più vive e accorte. E che ora torna, da lato. Ma dal lato aperto di un mondo che troppi sentono chiuso. I poeti, invece, riaprono, riaprono sempre, sanno loro a che costo, e con quale segreta e baluginante gioia.» (Davide Rondoni)