«È necessario convincere e formare gli uomini con la ragione e non a suon di frusta, né con umiliazioni, né con torture fisiche. Una volta di più esorto i seguaci del culto degli dei a non commettere alcuna ingiustizia nei confronti delle folle cristiane, a non offenderle e a non maltrattarle. Bisogna avere pietà e non odio nei confronti di quanti sbagliano così tanto nelle cose più importanti.» Come si osserva con assoluta facilità, lo sguardo dell'imperatore coincide pienamente con la sua prospettiva filosofica, splendente di tolleranza, relativismo, curiosità verso il diverso e di un eclettismo inteso in primo luogo come rispetto verso una tradizione ancora splendida. Nel pieno del quarto secolo dopo Cristo, a due passi dalla dissoluzione dell'autorità imperiale in Occidente, Giuliano dà corpo ad una propria rivisitazione dell'utopia del filosofo-re, con minor disincanto di quanto se ne trovi nel pur splendido Marco Aurelio.