Ribelli, anticlericali, repubblicani: una vera e propria pattuglia di poeti incendiari col mito della rivoluzione sociale si agita nell'Italia di fine Ottocento. Antagonisti che tra verismo, scapigliatura e populismo affollano con i loro versi sediziosi un inesauribile arcipelago di riviste e cataloghi editoriali. Petrolio e assenzio offre una significativa silloge di una letteratura spesso ignorata dalla critica ufficiale, espressione di una "controcultura" cancellata dalla memoria nazionale. Dall'odio antiborghese alla difesa dei diseredati, dalla battaglia contro le istituzioni repressive dello Stato all'utopia del «sole dell'avvenire»: temi e ispirazioni di un grande serbatoio del disordine, dal quale attingono letterati grandi e piccoli per schierarsi contro il sistema politico e sociale di un'Italia giudicata iniqua e corrotta, lontana anni luce da quella agognata negli eroici anni delle battaglie risorgimentali.