"Devo ammettere che spesso m'ingarello in queste questioni futili, roba per chi ha tempo da perdere; e non tutti ce l'hanno, lo capisco, bisogna essere concreti e produttivi, altro che sogni. Ma io il mio tempo da perdere me lo sono guadagnato facendo sacrifici." Riflessioni, aneddoti, interi racconti, ma anche poesie e addirittura canzoni composte alla bisogna: Rocco Papaleo, in questo originalissimo rendiconto di sé, ci regala il libero accesso alla sua formidabile creatività. Ed è un universo di parole, scritte e recitate, a volte anche cantate, frutto di un estro eclettico e variegato che l'autore riesce a coltivare attraverso uno dei suoi talenti: la capacità di perdere tempo. Se è vero che una persona è ciò che ricorda di sé, quello che emerge in modo gioiosamente disordinato dal setaccio di "Perdere tempo mi viene facile" è che Papaleo è una persona profonda, divertita e divertente, fantasiosa, figlio puro di una famiglia semplice della Basilicata degli anni Sessanta. Ci racconta della prima volta al mare, evento epifanico che gli suggerisce quella che sarà la sua caratteristica del saper galleggiare nella vita. Poi la prima chitarra, che gli svela la grande passione per l'amore e per il lato femminile del mondo. E vari incontri fra cui, chissà se vero o sognato, quello con Paolo Conte in un piccolo ristorante di Asti. Tante, tantissime poesie ("per dire a qualcuno mi piaci uso sempre una poesia") e diverse sorprendenti canzoni in stile cantautorale. Il testo di un ex ragazzo che ha intrapreso il suo personalissimo coast to coast da Lauria verso l'affermazione del suo naturale e composito talento. Davvero un bel risultato per chi, come dice lui, "è cresciuto in un piccolo paese ma ha fatto grandi sogni".