C'era una volta un ragazzino di origini slave, introverso e irrequieto, che abitava a Rosengard, al quarto piano del 5C di Cronmansvag, e inseguiva il suo pezzetto di destino. Il suo nome era Zlatan Ibrahimovic'. Per la gente di lì, semplicemente "Zlatan". Rosengard è uno dei pochissimi quartieri-ghetto della Svezia. A detta di alcuni, il più pericoloso. Turchi, arabi, polacchi, maghrebini. C'è tutto il "vecchio continente", tutto il Mediterraneo, lì. Migliaia di persone hanno cercato un futuro possibile lungo Amiralsgatan, la principale arteria stradale del quartiere di Malmö. Un futuro per sé e per i propri cari. Paolo Castaldi disegna su carta gli anni giovanili del fuoriclasse che tutti oggi conosciamo, quelli che ne hanno formato il carattere spigoloso e ribelle. Il suo è un viaggio-reportage tra le vie di Rosengard che mostra il giovane Ibrahimovic' in cerca della sua chance, del suo riscatto da una vita difficile passata fra i campetti del quartiere e la casa del padre, dove il frigorifero è troppo vuoto e la guerra in Jugoslavia troppo presente. E racconta come nasce un grande campione, capace di entrare prepotentemente nel mito. "Io sono Zlatan. E voi chi cazzo siete?"