"Lo si vedeva per le strade di Monterenzio sempre occupato nel suo lavoro di tuttofare alle dipendenze del Comune. Taciturno e riservato, portava in giro il suo corpo asciutto di un'età indefinibile. Qualcuno che lo ricorda dice che 'sembrava in prestito'. Camminava in fretta, piegato in avanti come dovesse raggiungere un posto con urgenza". Giuseppe Agostini, per tutti Gustén, scriveva poesie che ogni tanto portava in lettura al maestro Cesare Malservisi all'uscita della scuola elementare di Monterenzio. Il maestro gli suggerì di copiare i suoi lavori in un quaderno in modo da averli tutti insieme; così Gustén trascrisse a mano le sue poesie sui fogli a righe di un'agenda da tavolo, che consegnò per ricordo all'insegnante. Queste poesie, dalla grammatica e ortografia incerte, sono ricche di sentimenti e di emozioni, a testimonianza di una sensibilità non comune. La lingua è un impasto di italiano scolastico, di dialetto emiliano, con qualche venatura di toscano. La presente edizione le propone suddivise per argomenti.