Muovendo da una interpretazione del pensiero di Vygotskij, questo saggio intende mettere in discussione un assioma della pedagogia assai inveterato e duro a morire: che i soggetti dell'educazione si possano suddividere nelle tre categorie "discrete" dei "normodotati", degli "individui speciali" e degli "svantaggiati". Dal crollo di queste tre "categorie", consegue la modificazione degli statuti epistemologici della pedagogia generale e della pedagogia speciale. La rilettura di diverse opere del pedagogista russo, in particolare gli scritti sulla difettologia, la scienza del deficit, evidenzia, d'altro canto, come l'insufficienza connessa al deficit non sia altro che un "concetto sociale": il deficit è una "sovrastruttura". Infine, nel saggio si discutono alcuni temi tipici della pedagogia speciale: le metodologie di "compensazione" del deficit, la stigmatizzazione dei cosiddetti "disabili", il potenziale "normativo" di chi si riscatta dalla disabilità dandosi una normalità alternativa, la dialettica di esclusione/inclusione ecc. Il tutto s'inquadra nella tematizzazione dei rapporti tra la pedagogia generale, la pedagogia speciale e le educazioni speciali.