Borges non amava il tango alla Gardel, «lento, malinconico e voluttuoso». Preferiva il tango viejo e la milonga di fine Ottocento - fatti «di pura sfacciataggine, di pura spudoratezza, di pura felicità del coraggio» -, nei quali riconosceva l'autentico, oltraggioso, effimero spirito guappo delle periferie di Buenos Aires. A popolare le sue undici milonghe sono dunque cuchilleros accomunati dalla religione della provocazione disinteressata e della «morte casuale / ad un angolo qualunque»: religione di tempi audaci e perduti, che Borges non conobbe ma sognò, rendendola veritiera come una memoria collettiva.