Pablo gioca a calcio per passione. Pablo è un portiere, dilettante. Ed è un filosofo che, per necessità, ha trovato impiego in un'agenzia di comunicazione digitale. Lui para, pensa e scrive canzoni per divertimento e per vocazione. Mentre la sua squadra lotta per nonretrocedere, lui legge Camus, Pessoa e Bolaño negli intervalli delle partite e passa in rassegna nella propria testa le grandi questioni aperte di un'epoca di crisi: l'ingiustizia sociale, il denaro, la solidarietà, l'amore, l'innocenza perduta, la deriva tecnologica. I compagni e il mister lo apprezzano, i suoi datori di lavoro un po' meno. Edera, la sua sfuggente innamorata, lo fa diventare matto. Sullo sfondo, la mitica sfida Italia-Brasile del 1982 allorché un bimbo, deluso e ferito, decide di diventare un estremo difensore, unultimo uomo. Il linguaggio universale del calcio per parlare d'altro; per mettere in scena le contraddizioni di un mondo alla rovescia, dove una palla che rotola non è semplicemente l'occasione per giocare e sentirsi vivi, ma un mezzo per inseguire il miraggio insano del successo: quello di un'affermazione individuale tanto effimera quanto, in definitiva, priva di valore e dignità.