Non mi fu tanto facile dare l'addio alla scuola, quanto a quella società che illuminava e giustificava il mio lavoro, non d'insegnante (cioè di semplice trasmettitore-ripetitore di contenuti), ma di operatore socioculturale, in cui vedevo appunto "realizzarsi" il mio sogno. Cessato il "sogno" scolastico, come sarebbe stato possibile dialogare con questa società individualista, menefreghista, ego- ista, che ci era cresciuta accanto, come erba selvatica e rigogliosa, senza che ce ne fossimo minimamente accorti? Fu allora che pensai ai social, e Facebook divenne il mio confidente preferito. Fu così che con i miei quattro lettori, lodando il computer con tutte le sue app, ripresi il coraggio di vivere, attraverso i miei pensieri, che mi facevano ancor più coraggio, quando m'accorgevo che questi miei caris- simi amici non sempre erano perfettamente d'accordo con me...