Approccio non convenzionale alla cultura romana, in risposta a un interrogativo non propriamente frivolo: come mai gli scrittori romani sostengono la scarsa rilevanza culturale del cibo e, nello stesso tempo, da Plauto a Plinio, ne trattano con abbondanza di particolari nelle loro opere? Sorprendente schizofrenia: da una parte, la cultura dominante sembra squalificare i volgari piaceri della tavola, contrapponendoli ai nobili piaceri dello spirito; dall'altra parte, in tutta la letteratura romana non sono pochi gli autori che si impegnano a descrivere eventi conviviali di straordinaria voracità e di sconvolgente abbondanza. Il risultato complessivo del saggio vuole essere una risposta all'interrogativo di cui sopra.