Tre racconti, tre storie di uomini, che nell'insieme costituiscono un affresco che suggerisce l'idea di quanto sia complicata e difficile la condizione umana e di quanto sia complessa la nostra psiche. Giano Bellafonte, protagonista di Pavor nocturnus, ha una vita perfetta e armoniosa durante il giorno, ma è tormentato da incubi terribili durante la notte e vorrebbe smettere di sognare, mentre Zero Contini, un cinquantenne che si occupa dei libri antichi nell'oscuro reparto di una biblioteca, un asociale animato da uno scontroso desiderio di solitudine, è l'uomo senza sogni. L'uomo che guardava il cielo, di cui non conosciamo il nome - e quindi potrebbe essere uno qualsiasi di noi - ha forse trovato il segreto per superare la paura, perché ha imparato che la vita può racchiudere gli orrori peggiori, ma anche "sorprendere con momenti di insospettabile bellezza e di incredibile felicità". Tre racconti che trascinano il lettore, costringendolo a entrare nella mente dei tre personaggi, per amarli o detestarli, così come amiamo e talvolta detestiamo noi stessi, quando ci soffermiamo a osservarci - o quando abbiamo timore di farlo.