I segni di Annarosa Valsecchi attraversano il mio sguardo da più di 20 anni. Col passare del tempo, sono passata dalla fase in cui desideravo avere un segno come il suo, complesso, intenso ed elegante, ad un'altra fase in cui la pura osservazione ha sostituito il desiderio di emulazione, compensandolo. Eppure, oggi come allora, guardando queste carte è rimasta l'impressione che ci sia qualcosa che mi sfugga, una componente inafferrabile, paradossalmente invisibile, frusciante. Quando, sovrappensiero, disegniamo mentre siamo al telefono, esibiamo riflessi della capacità dissociativa della mente, ovvero esprimiamo l'inconscio mediante forme abbozzate, rappresentando - inconsapevolmente - lo scenario interiore. Mi piace pensare che l'artista abbia fatto di questa spontanea prassi di trasposizione la sua pratica. Le opere di Annarosa Valsecchi appaiono come espansioni su carta di codici interni, ingrandimenti di sensazioni decostruite, forse per questo inesorabilmente misteriose. (C. Santeroni)