In quest'opera l'autore racconta il suo spaesamento rispetto al tempo in cui vive, questo oggi che sembra privo di un passato e di prospettive per il futuro: un galleggiare in una sorta di "limbo post storico", definito in una delle poesie come "tempo alla fine del tempo". Cosa rimane a chi vive questo tempo se non la solitudine, una solitudine ottusa però, una sorta di tono di fondo, un baratro nel quale nessuno ha voglia di guardare. L'uomo non è più solo e triste ma solo e ottuso, il vuoto fuori di una società incapace di dare qualunque tipo di riferimento è diventato il vuoto interiore dell'assenza di significati; l'inerzia di un movimento privo di mete (nessun porto dove attraccare) è tutto quello che rimane.