«Provo a usare la poesia come via di conoscenza, a ricreare con i versi la densità dell'esperienza. Rilevo curiose coincidenze: sembra che il destino s'interessi anche a me. Quello che vedo in ciò che vedo è ai miei occhi una prova di ciò che sono, una prova che io sono. La parola poetica oscilla eternamente tra necessità e fragilità, tra urgenza e rarefazione. Più realista del reale, e sul limite del senso, come il ponte della spada ogni verso congiunge il concreto e l'astratto, per l'andirivieni del poeta viaggiatore che conduce se stesso e il lettore oltre la porta dei sogni. Poesia consapevole del fatto che il verso scritto non appartiene al poeta: prima perché lo sente provenire da un universo parallelo, e arrivare nei momenti in cui l'attenzione si volge oltre la porta di ciò che accade intorno; secondo perché inesorabilmente, una volta scritto, formulato, riletto, diventa vivo solo nel momento in cui il lettore lo vorrà, lo incontrerà, lo farà diventare motore della propria emozione. Venire al mondo è il punto di partenza. Vivere è la strada. Comprendere cosa ci rende tutti vistosamente umani è ciò che vado apprendendo». (Carla De Benedictis)